
Un modello matematico per indagare il legame tra fibrillazione atriale e demenza

L’impatto socio-economico di tale tema è molto elevato, trattandosi di una patologia legata all’invecchiamento e tenuto conto che la fibrillazione colpisce attualmente più di 30 milioni di persone nel mondo; questi numeri sono destinati a raddoppiare nei prossimi anni per via della crescente aspettativa di vita. Capire i meccanismi che legano i due eventi e la possibilità di intervenire con strategie di controllo cardiaco per minimizzare i cambiamenti neurodegenerativi, può avere dunque un’enorme ricaduta dal punto di vista di qualità della vita e di gestione dell’assistenza sanitaria.
Il modello matematico proposto permette di riprodurre, da un punto di vista computazionale, i principali parametri emodinamici cerebrali in condizioni di ritmo cardiaco normale e fibrillato. Il battito fortemente variabile e irregolare, caratteristico della fibrillazione atriale, favorisce l’insorgere di eventi critici a livello arteriolare-capillare. In particolare, su un record di 5000 battiti, si registrano più di 300 eventi di ipoperfusione arteriolare, vale a dire un campanello di allarme per una insufficiente irrorazione cerebrale – e quasi 400 eventi ipertensivi capillari, sintomatici di possibili fenomeni micro-emorragici.
Questi periodi transitori di eccessiva pressione e ridotto flusso sanguigno a livello cerebrale locale mostrano come, di per sé, la fibrillazione atriale nel lungo periodo risulta essere un potenziale meccanismo per lo sviluppo di forme di demenza e deficit cognitivo.

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