Primo piano

Dipartimento di Architettura e Design: mettere al centro il progetto

POLITECNICO DI TORINOÈ il progetto a unire le tante competenze del DAD, Dipartimento di Architettura e Design:“Nel DAD, figure culturalmente e scientificamente molto diversificate, trovano il loro punto di contatto attorno al nodo del progetto, alla scala dell’edificio, alla scala urbana, nella valorizzazione del patrimonio, sino al prodotto industriale. Il progetto, in tutte le sue dimensioni, è considerato come la fase di un ciclo che va dall’ideazione alla realizzazione e comprende sempre più anche la gestione. Nel ciclo del progetto interagiscono le molte competenze disciplinari presenti nel DAD: la storia, la tecnologia, il restauro, le strutture, la rappresentazione, il rilievo, la valutazione economica e finanziaria; ciascuna senza mai rinunciare alle proprie autonomie scientifiche e disciplinari. Il poter contare su competenze così diversificate è il vero punto di forza del Dipartimento. Il DAD ha coagulato docenti provenienti da dipartimenti e facoltà diverse in una nuova struttura didattica e di ricerca”, afferma il Direttore, Rocco Curto.

Un’idea di progetto piuttosto differente da quella che prevale nell'ingegneria: “Un conto è progettare componenti, sistemi produttivi o applicazioni tecnologiche, altro è progettare 'beni di suo quotidiano, architetture e parti di città'; beni durevoli oltre che prodotti, beni che sommano in sé valori differenti: d’uso, economici, sociali, ambientali espressivi prim’ancora che 'estetici'. La qualità dell’abitare e del vivere dipende dalla qualità dei beni disegnati per l'uomo, dalla qualità degli edifici, degli spazi pubblici, dei quartieri o parti di città. Il progetto d’architettura, di restauro e di design pone infatti al centro l’uomo, cerca di dare risposte concrete ai bisogni degli individui e delle società, che si stanno rapidamente modificando come conseguenza dei cambiamenti epocali in corso prodotti dalla globalizzazione. Di qui la missione stessa del Dipartimento e la consapevolezza che - attorno al progetto architettonico e urbano, alla conservazione del patrimonio storico e ambientale e al design - le competenze del Dad devono ulteriormente aprirsi e coinvolgere, da una parte, le scienze umane, per i mutamenti radicali che stanno investendo la società e, dall’altra le ingegnerie, per ciò che riguarda i processi d’innovazione tecnologica in corso, non solo nel campo energetico e dei materiali ma anche nell'Information e Communication Technology".

La “rottura” rispetto al passato anche recente è più profonda di quanto noi stessi oggi non percepiamo. Il cambiamento ha già investito in pieno i modi di progettare, di comunicare e fruire e investirà in futuro progressivamente anche i modi di costruire. Sempre più il progetto va inteso come ricerca multidisciplinare e sperimentazione. Proprio a partire da questo presupposto, il DAD sta completando il processo di riorganizzazione dei laboratori acquisti di recente dal Dipartimento e ha inoltre puntato alla creazione del nuovo laboratorio interdipartimentale di modellazione virtuale, che non a caso si chiama MakeLab, dove i processi digitali ma anche di costruzione fisica del manufatto saranno aperti e condivisi, partecipati e co-disegnati. “L’attuale crisi del settore delle costruzioni, tra più arretrati, potrà essere superata solo favorendo attraverso la ricerca e la sperimentazione l’innovazione dei processi di costruzione e di prodotto".

Il DAD intende integrare sempre più ricerca e formazione, considerandone tutti i livelli.

“Per quanto riguarda il Design , nella formazione ci distinguiamo per il Corso di laurea magistrale in Ecodesign, titolazione unica in Europa; nella ricerca, invece, ci caratterizziamo per l’approccio sistemico, per il quale ogni output, ossia scarto della produzione non è uno spreco ma può diventare input, cioè risorsa per un'altra fase in un altro ambito produttivo. Oltre a questo, il Design politecnico pensa a come umanizzare e rendere interattivi i derivati dell'ICT per telefonia, automotive e robotica, a come rendere le tecnologie e i processi di costruzione e consumo condivisibili attraverso l'open source e la social inclusion, a come progettare per la sensorialità attraverso i materiali di nuova generazione. Tutto questo senza dimenticare che il design deve essere anche espressivo come l’Architettura. Su questo piano sono molti i punti di contatto con l’Architettura", continua il Direttore.
"Nella formazione il DAD offre ben tre Lauree magistrali: Architettura (Città e costruzione), Architettura (Sostenibilità) e Architettura (Restauro). Nell’ambito della ricerca il Dipartimento ha tra i suoi interlocutori privilegiati le pubbliche amministrazioni e le più importanti istituzioni culturali. Lavoriamo sulle grandi tematiche o, meglio, sulle sfide sociali imposte dalla globalizzazione, per le quali il progetto di architettura e urbano possono costituire una risposta. Di qui l’attenzione per i processi di rigenerazione urbana sostenibile, per l’innovazione dei materiali, dei componenti e degli impianti, ma non solo; per il retrofit anche come occasione di riqualificazione degli spazi pubblici, per il riuso e per la dismissione dei beni demaniali, per il social housing, per la conservazione e gestione del patrimonio storico e ambientale, antico e moderno, considerato non solo rispetto al momento del restauro ma anche a quello della comunicazione e della fruizione, consapevoli del ruolo e delle opportunità offerte dall’ICT. L’innovazione nella ricerca in architettura, come nel design, investe gli stessi modelli di vita e culturali e, in quanto tale, rappresenta il terreno comune di confronto e di collaborazione tra aree tecniche e umanistiche, proprio nella logica di Horizon 2020. Costruire meno ma meglio, consumare meno energia e meno risorse ma anche meno suolo, valorizzare il patrimonio antico e moderno anche nella logica dell’inclusione sociale".

"In questo momento", sottolinea Curto,"proprio il 'moderno' rappresenta per il DAD (ma non solo) un importante campo di sperimentazione, anche nella prospettiva del progetto “Asse del Po” che va visto nella sua valenza di Ateneo e per la rilevanza che riveste anche a livello cittadino. L’ampiamento degli spazi dedicati alla didattica e alla ricerca sull’asse del Po è strategica non solo per il Dad ma anche per il Dist”, spiega Curto, che conclude: “Sono ormai indispensabili nuovi spazi per gli studenti, per unificare una didattica che, nelle quattro sedi in cui si svolge oggi, è troppo frammentata e per ottimizzare anche le strutture di laboratorio più avanzate e concentrare gli investimenti futuri. Le interazioni nella didattica tra architettura e design sono fortissime: si utilizzano gli stessi software, si sviluppano competenze complementari e per entrambi è fondamentale l’attività di atelier, interdisciplinare. La nuova Cittadella sull’asse del Po può quindi diventare un luogo d’ interazione, moltiplicare occasioni di scambio tra studenti e docenti, anche di provenienze diverse. Il nostro ateneo è già attrattivo, ma il nuovo campus sull'asse del Po sarebbe un polo di livello internazionale, anche dal punto di vista architettonico, mettendo a sistema il castello Valentino con Torino Esposizioni, antico e moderno tra loro integrati dal Parco storico del Valentino”.