Ambient intelligence: un campus più intelligente nei progetti degli studenti
Scoprire qual è il posto più tranquillo dove studiare o lavorare grazie ad un click sul telefonino, oppure trovare la musica che più ci piace entrando in un locale, o ancora ricevere indicazioni in tempo reale sulla disponibilità dei parcheggi liberi.È l’Ambient Intelligence, ovvero l’insieme delle tecnologie che rendono “intelligenti” gli ambienti, grazie alla capacità dei device presenti in essi di registrare la presenza delle persone al loro interno e di rispondervi in maniera adeguata. L’elevato grado di sofisticatezza con cui sono progettati hardware e software di questi device e la possibilità di connetterli fra loro fa sì che ambienti interi (edifici, case, città, etc.) acquistino capacità finora di appannaggio esclusivo del cervello umano: i sensori contenuti all’interno di questi oggetti consentono di registrare un enorme flusso di dati e di utilizzarli per ottenere un ambiente più sicuro, user-friendly e con un elevato grado di comfort.
“Ambient Intelligence Student Showcase 2015”, organizzato dal Dipartimento di Automatica e Informatica e da TreataBit, programma di supporto per startup digitali dell’Incubatore I3P, è stata non una semplice esposizione dei lavori dei ragazzi del corso di Ambient Intelligence, ma una vera e propria mini-fiera aperta a studenti e professionisti interessati; un’occasione per assistere alla dimostrazione dei prototipi ideati, e per i ragazzi, un’opportunità per entrare in contatto con le aziende. Sono 70, infatti, i ragazzi che hanno preso parte al corso di Ambient Intelligence, giunto alla seconda edizione, tenuto dal professor Fulvio Corno, dall’ingegner Luigi De Russis e dall’ingegner Dario Bonino.
I ragazzi hanno imparato come progettare (dall’ideazione alla realizzazione) sistemi di intelligenza ambientale, integrando quindi tecnologie di sviluppo software (server, web, desktop, mobile), dispositivi di tipo Internet of Things (IoT) , come dispositivi domotici, beacon, smartwatch, sensori, luci, e nodi di elaborazione basati su piattaforme Raspberry Pi e Arduino.
Gli ambienti utilizzati dai ragazzi per i loro prototipi? Quelli che conoscono meglio: aule, bar, biblioteche e cortili del Politecnico. Perché è proprio dalle esigenze vissute qui ogni giorno che nascono idee per rendere l’ambiente più intelligente. Ad esempio, per andare incontro a chi, come loro, spesso cerca un’aula tranquilla in cui studiare nasce MarcoPoli, sistema in grado di localizzare su una mappa gli spazi disponibili, indicando anche il livello di affollamento e di rumore, uniti a dati sulla luminosità e la temperatura. Per i ritardatari c’è NeverLate, che utilizza gli smartwatch per avvisare gli studenti dell’inizio di una nuova lezione. Ai più distratti, poi, la Ambient Intelligence viene incontro grazie a TrackDown, in grado di localizzare oggetti di valore all’interno del Politecnico grazie a un sistema di antenne e rilevatori. Ma la mostra è stata occasione per presentare anche molti altri prototipi, tutti in grado di farci viaggiare verso un futuro sempre più vicino, in cui ambienti digitalizzati si adattano sempre di più e in modo naturale alle esigenze delle persone.
Foto: Treatabit
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