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Al DIST la sostenibilità è transdisciplinare

POLITECNICO DI TORINOTrovare un linguaggio comune tra discipline tecniche, ingegneristiche e ambiti di ricerca socio-economici. Un compito impegnativo, quasi implicito in tutta l’attività del DIST, Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio: “Un linguaggio è prima di tutto un glossario, un insieme di termini, comuni, condivisi e comprensibili da tutti coloro che operano in un determinato ambito”, spiega il Direttore del DIST Patrizia Lombardi:“È il passaggio essenziale che dobbiamo fare per dare risposte efficaci alle sfide che ci pone la società nel settore strategico del governo del territorio e dello sviluppo sostenibile, a quei Societal Challenges indicati dal programma europeo Horizon 2020, ma evidenziati soprattutto dai problemi sociali ed economici con i quali anche la ricerca si deve confrontare ogni giorno”.

Il dialogo tra discipline differenti ma complementari, il confronto di metodi di lavoro e un approccio realmente transdisciplinare – più tipici dei centri di ricerca che delle università - costituiscono l’anima del Dipartimento, che mette insieme 66 docenti e ricercatori di Università e Politecnico di Torino afferenti a 27 settori scientifico-disciplinari; un caso pressoché unico in Italia, ma raro anche all’estero, che ha permesso al DIST di essere riconosciuto come eccellenza italiana nelle valutazioni nazionali (come la VQR 2004-2011, che pone il DIST al primo posto tra i Dipartimenti dell’area scientifica di afferenza) e di aggiudicarsi progetti regionali, nazionali ed europei.

“C’è molta attenzione politica e culturale nei confronti del DIST da parte di entrambi gli Atenei, che stanno andando sempre più nella direzione di una cooperazione attiva in diversi settori strategici della scienza e della cultura, ma anche come esperienza pilota a cui altre università italiane e straniere guardano con interesse” , spiega il Direttore: “Nell’ottica dei nuovi programmi di finanziamento europei noi abbiamo un punto di forza in più che deriva dalla nostra multidisciplinarietà ed il Politecnico ci ha dato recentemente un’ulteriore importante opportunità che consiste nell’attrezzarci maggiormente anche dal punto di vista delle strutture, attraverso il Laboratorio S3+LAB (Urban Sustainability & Security Laboratory for Social Challenges). Questo laboratorio multidipartimentali si propone di integrare e mettere a sistema le diverse competenze, gli strumenti più innovativi e le attrezzature necessarie per rispondere compiutamente ai problemi di sostenibilità e sicurezza dei territori che fan parte di quei societal challenges evocati dalla programmazione europea. Per rispondere a questi, abbiamo già al nostro interno molte delle competenze necessarie, ma vorremmo rafforzare ulteriormente il lavoro comune con altri Dipartimenti; in particolare, lato PoliTo, penso soprattutto alle competenze dell’ingegneria, dall’ICT alle infrastrutture, dalla geomatica all’energetica, per implementare una pianificazione e gestione del territorio innovativa, alle diverse scale di intervento; lato UniTo, sicuramente collaborazioni importanti possono ulteriormente arrivare dall’ambito socio-economico e delle scienze politiche, oltre che dalla geografia e scienze della terra” .

Al DIST sono abituati a lavorare in gruppi multidisciplinari, ma le competenze specialistiche di ciascun docente e ricercatore sono altrettanto valorizzate e messe a sistema: non per niente il Dipartimento aderisce a ben 11 network internazionali, molti dei quali settoriali, e riesce ad aggiudicarsi progetti negli ambiti più diversi, dall’impatto dei cambiamenti climatici sui beni culturali e sulla salute, ai trasporti, al food, all’attenzione alle tematiche di genere o alla comunicazione sul territorio. “I due topic di Horizon2020 ai quali stiamo lavorando in questo periodo estivo ne sono un esempio – continua la professoressa Lombardi – Si tratta di un progetto da 5 M di euro sull’Urban Security, legata ai temi della criminalità e sicurezza delle aree urbane di grande estensione, in cui sono coinvolte città complesse come Napoli e Glasgow, e di un progetto su Disaster Resilience, ossia sulla capacità dei territori di resistere a calamità naturali o disastri provocati dall’uomo. In corso, abbiamo progetti europei importanti, che riguardano le politiche europee, la mobilità sostenibile, la gestione dei siti Unesco, il paesaggio, la sicurezza energetica e la difficile transizione verso una società post-carbon, quindi i temi sono davvero trasversali”.

Un’attività di ricerca molto articolata, quindi, che ha visto recentemente diversi docenti anche dall’Università di Torino scegliere di passare al DIST proprio sposandone l’approccio e la filosofia. Il primo tra i tanti sogni nel cassetto del Direttore, però, riguarda la didattica: “Credo molto in un corso di secondo livello su Management delle Smart Cities and Communities. Il mercato richiede una formazione specifica in questo campo, ne ha parlato recentemente anche il Financial Times in un articolo apparso lo scorso 19 Maggio, ma praticamente nessuna università in Italia e pochissime all’estero sono in grado di offrire un corso articolato e complesso di questo tipo, con le necessarie competenze scientifico-disciplinari: il Politecnico e l’Università di Torino hanno le possibilità di investire in un progetto formativo di questo spessore, guardando al DIST come un terreno fertile di sviluppo ”.