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Il Politecnico investe nel Dottorato di ricerca

POLITECNICO DI TORINONon solo un percorso formativo di alto livello, a stretto contatto con la ricerca europea di avanguardia e in un ambiente internazionale: il Dottorato di ricerca al Politecnico di Torino si propone da quest’anno di premiare in modo ancora più concreto anche il merito e la qualità dei suoi studenti.

Dal prossimo anno accademico, infatti, la borsa di studio per il Dottorato attribuita a ciascuno studente idoneo viene incrementata dall’Ateneo di 200 euro lordi al mese, che portano la borsa annuale dai 13.638,48 euro lordi previsti dalla legge ed erogati dalla quasi totalità degli atenei italiani a 16.038,47 (1.336 euro al mese); inoltre, l’Ateneo ha previsto 17 borse in più rispetto allo scorso anno, incrementando di quasi il 25% il numero di sussidi stanziati. A queste continuano a sommarsi tutte le borse messe a disposizione da aziende (anche nella formula del dottorato industriale) e progetti nazionali ed europei: sono in tutto 204 le borse a disposizione dei dottorandi del prossimo anno accademico (su 287 posti totali), di cui 90 interamente erogate dal Politecnico.

A conclusione di ogni ciclo di Dottorato, infine, ci sarà un ulteriore incentivo per gli studenti a mantenere alta la qualità della ricerca e dello studio: saranno infatti attribuiti premi per un ammontare pari a 100.000 euro l’anno complessivi ai dottorandi che hanno raggiunto i migliori risultati durante il loro percorso di formazione.
Il Politecnico di Torino, quindi, si propone tra le prime università italiane a voler valorizzare con un investimento consistente il percorso del Dottorato di ricerca, con un impegno economico che, a regime, ammonterà a 2.6 milioni di euro.

L’importo delle borse di Dottorato in Italia ci colloca infatti agli ultimi posti in Europa, risultando più basso anche rispetto a paesi come il Portogallo (1.126 euro) e la Spagna (1.134 euro). Dall’altro canto, secondo i dati Eurostat, nel 2012 l’Italia era il quinto paese europeo per numero di dottorandi (34.629), e al terzultimo posto per numero di dottorandi ogni mille abitanti, con un preoccupante 0,6%. Con questo investimento, quindi, l’Ateneo punta a sottolineare il valore fondante del Dottorato anche a livello di Paese, cercando di agevolare i giovani che scelgono la ricerca come settore verso il quale orientare le proprie scelte di carriera.
Il Dottorato di ricerca apre infatti la porta al mondo della ricerca, non solo in università ma anche in azienda (il 50% circa dei neodottori). Il Dottorato, infatti, forma professionalità direttamente spendibili sul mercato del lavoro, in Italia o, sempre più spesso, all’estero. Numerosi dottori di ricerca del Politecnico lavorano oltre Oceano, negli USA e in Canada; seguono paesi più vicini all’Italia come Francia, Svizzera, Regno Unito, Germania e Austria; una buona percentuale trova il suo primo impiego in Australia. Un successo internazionale che è legato anche alla forte multiculturalità dell’ambiente del Dottorato al Politecnico: circa il 40% degli studenti della Scuola di Dottorato è straniero.

Un mix di elementi che ha permesso al Politecnico di Torino di classificarsi al primo posto tra tutte le università italiane per l’alta formazione, secondo la classifica recentemente pubblicata dal Sole 24 Ore.

“Le risorse complessivamente destinate dal Politecnico di Torino al Dottorato di Ricerca rappresentano una prima concreta azione tendente a realizzare gli obiettivi del piano strategico appena varato dall’Ateneo, che intende perseguire una linea di accrescimento della nostra capacità di attrarre e formare studenti e ricercatori di talento”, commenta il Direttore della Scuola di Dottorato del Politecnico Flavio Canavero, che prosegue: “Certamente il passato del Dottorato al Politecnico di Torino è costellato da molte significative «success stories» (da coloro che hanno fondato imprese di successo attraverso l’Incubatore a coloro che hanno, anche rapidamente, raggiunto ruoli di prestigio in centri di ricerca internazionali e nell’accademia in Italia e all’estero), ma vogliamo accrescere l’impatto della nostra Scuola nella formazione di leader tecnologici e decision makers; vogliamo inoltre diventare un polo di attrazione per i Paesi in via di sviluppo e aiutarli, mediante la formazione dei loro migliori talenti, a rafforzare la loro classe dirigente per le sfide della globalizzazione”.